Sviluppato un nuovo modello di mucosite indotta da radioterapia localizzata alla pelvi, presso il laboratorio Tecnologie Biomediche
Tra le attività di ricerca svolte dal laboratorio di Tecnologie Biomediche (TEB) è previsto lo sviluppo di modelli preclinici utili alla comprensione dei meccanismi che sottintendono a patologie ad elevato impatto sociale ed all’identificazione di terapie innovative.
Tra le attività di ricerca svolte dal laboratorio di Tecnologie Biomediche (TEB) è previsto lo sviluppo di modelli preclinici utili alla comprensione dei meccanismi che sottintendono a patologie ad elevato impatto sociale ed all’identificazione di terapie innovative.
In questo ambito si è svolto un recente studio condotto presso il Laboratorio TEB pubblicato sulla rivista internazionale International Journal of Molecular Sciences: "Characterization of Early and Late Damage in a Mouse Model of Pelvic Radiation Disease”.[1]
Nello studio i ricercatori hanno messo a punto un nuovo modello di enterite indotta in seguito a trattamento radioterapico, che risulta essere molto fedele a ciò che accade ai pazienti che si sottopongono a radioterapia per tumori dell’area addominale o pelvica. Infatti, una delle complicanze più temute per i pazienti oncologici con tumori di queste aree (colon, retto, ano, prostata, testicoli, vescica, cervice e utero), che si sottopongono a radioterapia, è la malattia da radiazioni pelviche (PRD).
Circa il 60-80% dei pazienti sottoposti a radioterapia sviluppa forme acute o progredisce verso l'enterite cronica da radiazioni causando sintomi gravi e in alcuni casi anche la sospensione della terapia.
Il modello preclinico sviluppato, a differenza di quelli diffusi in letteratura, prevede come avviene per i pazienti, il frazionamento della dose di radioterapia ed il trattamento di un’area circoscritta. Ciò ha permesso, oltre alla valutazione degli effetti a breve e lungo termine dell'esposizione ai raggi X, come ad esempio la sopravvivenza, anche la valutazione di manifestazioni macroscopiche (perdita di peso), lo studio della disbiosi intestinale e delle connessioni tra infiammazione e compromissione della parete intestinale.
Inoltre, è stato possibile identificare un nuovo biomarcatore fecale, la Lattoferrina, che potrà affiancare il marcatore già noto, l’Elastasi, per monitorare la persistenza di infiammazione intestinale e per ottimizzare il livello ed il frazionamento della dose in pazienti oncologici sottoposti a radioterapia pelvica.
Questo modello, sviluppato grazie alla collaborazione del laboratorio TEB con Alfasigma S.p.a., potrà essere utilizzato anche per individuare strategie terapeutiche mirate al trattamento di questa patologia e per consentire ai pazienti di non sospendere la radioterapia.