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L’integrazione tra approccio computazionale e sperimentale come strategia per la valorizzazione biotecnologica degli scarti agroalimentari: il caso-studio del cladodio del Fico d’India

effetto dell'estratto di fico d'india sul fegato infiammato

Dalle foglie (cladodi) del Fico d’India (Opuntia ficus indica) un team di ricerca ENEA guidato dalla Divisione SSPT-BIOTEC in collaborazione con SSPT-AGROS e SSPT-IMPACT, Università di Viterbo e Università Tor Vergata, ha estratto e caratterizzato, dal punto di vista biochimico-metabolico, un gel ricco di componenti bioattive, con un’ampia gamma di potenziali applicazioni in ambito biomedico.

Mediante approccio computazionale di docking molecolare, è stata simulata l’interazione tra la componente saccaridica del gel di Opuntia (predominante rispetto a polifenoli e proteine) ed uno specifico recettore umano di membrana (chiamato TLR/Toll Like Receptor), responsabile della regolazione della risposta infiammatoria a livello epatico.

A seguito di uno stress, quale l’interazione della cellula epatica con una endotossina batterica circolante, l’epatocita attiva una cascata di eventi molecolari a partire dall’attivazione del TLR, che determinano una risposta infiammatoria con produzione di specifiche molecole, chiamate citochine pro-infiammatorie, e conseguente danno tissutale.

In un modello sperimentale in vitro (sia 2D che 3D) di cellule epatiche umane, è stato dimostrato come l’estratto di Opuntia sia in grado di proteggerle in maniera significativa dal danno infiammatorio indotto dalla endotossina batterica, competendo -attraverso la componente monosaccaridica- con la tossina stessa per il legame al recettore TRL, e inibendo in tal modo la cascata molecolare intracellulare per la produzione e rilascio delle citochine.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Nutrition & Food Research[1], dimostra come l’applicazione integrata di biotecnologie in silico e in vitro permetta di “trasformare” uno scarto di potatura del Fico d’India in una preziosa risorsa, evidenziando come tale integrazione possa guidare lo sviluppo di soluzioni innovative nel campo biomedico, e contribuendo al contempo a un modello di economia circolare più efficiente e sostenibile.

Referenza

Pierdomenico et al., 10.1002/mnfr.202400479

 


Bibliografia

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